I falsi epigrafici nelle antichità romane di Pirro Ligorio (1512-1583). Motivazioni, metodi ed attori - Archive ouverte HAL Accéder directement au contenu
Article Dans Une Revue Ambrosiano graecolatina Année : 2018

I falsi epigrafici nelle antichità romane di Pirro Ligorio (1512-1583). Motivazioni, metodi ed attori

Résumé

Le due principali motivazioni di falsificazione epigrafica individuate nel-le Antichità romane di Pirro Ligorio (Napoli 1512 c.-Ferrara 1581) so-no motivazioni di carattere polemico e di carattere ludico, in quest'ulti-mo caso, a volte con risvolti lucrativi. Nelle Antichità romane si trovano echi di polemiche che opposero Ligorio agli eruditi suoi contemporanei in diversi campi: si può ricordare la polemica 'archeologica' scoppiata all'indomani della scoperta dei Fasti Capitolini avvenuta nel 1546 nel Foro romano 1. Gli eruditi del circolo del cardinale Farnese, incaricati di ricomporre i frammenti prima della loro collocazione nei Musei Capito-lini, si fondarono in modo naturale sulle fonti letterarie e proposero in-fine di identificare l'autore dei Fasti con il grammatico augusteo Verrio Flacco, citato da Suetonio nel De grammaticis (cap. 17): Statuam habet Praeneste, in superiore fori parte circa hemicyclium, in quo fastos a se ordinatos et marmoreo parieti incisos publicarat. Dovettero, però, in tal caso, modificare la parola Praeneste nel testo di Suetonio in modo da far coincidere la referenza letteraria con la scoperta dei fasti nel foro romano; ad esempio sostituendo Praeneste con l'espres-sione pro aede Vestae; Davanti a tale manipolazione testuale, Ligorio, che aveva assistito di persona agli scavi del Foro, usò lo stesso metodo, manipolando a sua volta le fonti, in modo da riabilitare la parola Praene-ste, tra l'altro corretta; si trattava dunque nel suo caso, di corroborare la fonte letteraria tramandata da codici corrotti con una fonte più sicura e cioè un'iscrizione: perciò, inventò, forse con l'aiuto di alcuni amici eru-diti, una dedica ad una presunta 'statua' del grammatico, basandosi, come al solito, su epigrafi autentiche, in questo caso quelle di alti dignitari prenestini, e sul contenuto del testo suetoniano (CIL XIV, 278*); dopodiché Ligorio introdusse la falsa epigrafe nel corpus, già costituito, delle iscrizioni prenestine autentiche, come lo indica la sua collocazione nel margine sinistro del foglio e l’inchiostro più chiaro. Infine, l’antiquario-architetto disegnò il monumento dei Fasti Capitolini per dimostrare ai medesimi eruditi che l’edificio dei Fasti Capitolini era un arco a quattro fronti , ben diverso dall’hemicyclium del Foro di Preneste che portava i fasti redatti da Verrio Flacco.
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  • HAL Id : hal-01827008 , version 1

Citer

Ginette Vagenheim. I falsi epigrafici nelle antichità romane di Pirro Ligorio (1512-1583). Motivazioni, metodi ed attori. Ambrosiano graecolatina, 2018, Spvrii lapides. I falsi nell'epigrafia latina, 8, pp.63-75. ⟨hal-01827008⟩
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