“Voluptas invisibilis”: la sensualità salutare e l’esperienza metafisica in Bonaventura, Dante e Ficino
Résumé
Bonaventura di Bagnoregio, Dante Alighieri e Marsilio Ficino attribuiscono all’esperienza sensoriale delle modalità e delle funzioni
terapeutiche e salvifiche simili: l’Amore divino interviene nell’anima umana alla maniera di un fluido, liquido o vaporoso; la visione delle
invisibilia viene trasmessa tramite sensazioni tattili e gustative, le quali procurano un piacere estremamente dolce, con delle virtù specifiche.
L’esperienza di questo «non so che divino», scrive Dante, o ancora di questo vapor quidam, dice Ficino, confluisce nella formazione di
una dulcis fruitio di natura stabile e perenne, e risolve l’inesorabile paradossalità della ‘dolce-amarezza’ alla quale è condannato il
desiderio corporale. Esistono quindi due forme di voluptas: l’una è altamente pericolosa e nociva per l’anima, l’altra agisce come il vettore
principale dell’esperienza della Grazia e della dulcedo divina. In questo articolo, studieremo la nozione di sensorialità e di sensualità
spirituale nelle prospettive descritte dagli autori dell’Itinerarium, del Paradiso e del Commentarium in Convivium Platonis. In
questi scritti, il piacere tattile e sensuale viene riabilitato come vettore anagogico, speculativo e come principale agente di una rigenerazione
intellettiva.