C. Val-che-alberto-sia-tuo, e in questo mondo solamente è peccato l'amarti, e il desiderar di strapparti dalle sue braccia per stringerti fra le mie?. peccato?. ebben, mi punisco. L'ho gustato, sì, questo peccato, e l'ho gustato colla maggior gioja del core; ho assorbito nel mio petto questo vital balsamo, e fin d'allora, mia divenisti Io ti precorro; vado dal mio, e dal tuo padre [Ich gehe voran! Gehe zu meinem Vater, zu deinem Vater, vol.114

. La-lettera-che-cominciava-con-la-desolata-constatazione-che-gli-uomini-sognano-quando-parlano-della-morte, si chiude dunque nell'esaltata certezza di essere ormai uscito una volta per tutte dal delirio e dal sogno, di avere infine sciolto l'enigma dell'essere, attraverso il possesso di Lotte. Lotte sulla terra è di Albert ma nell'eternità (dove deve affrettarsi a raggiungerlo) è e sarà per sempre di Werther. Molto diversa la situazione che ci è invece descritta da Foscolo. Nel proto-Ortis la meditazione di Jacopo sulla morte costituisce una sequenza coerente e ordinata i cui diversi momenti ? non sempre presenti, ovviamente, nel medesimo ordine ? possono essere riepilogati così: (1) il piacere bevuto a lunghi sorsi, che lascia un ardore di fuoco sulle 111 Così per esempio nella prima parte della lettera del 22 maggio Werther medita con affanno sulla cerchia ristretta di preoccupazioni in cui è rinchiusa la vita di un uomo, ma si consola pensando di poter abbandonare in qualsiasi momento il carcere. 112 Vedi la ripresa di Monti nei versi a Chigi. Cfr. Fasano

. Labbra-dei-due-amanti-le-susseguenti-meste-meditazioni-sulla-brevità-della-vita, Jacopo giunge alla conclusione che la vita è un penoso tormento, a cui darà sollievo solo la morte) egli elenca vari argomenti in favore del suicidio, mutuati non solo da) di fronte alla morte così invocata, risorgono due opposte paure: (a) il timore superstizioso che i cadaveri conservino una qualche coscienza larvale della propria putrefazione; (b) il timore 'cristiano' che ci sia " un'altra vita " , in cui Dio ci giudicherà; (7) per rassicurarsi, Jacopo ripete allora a se stesso che dopo la morte giacerà " senza senso " , ridotto a " poca cenere e polve " . Detto altrimenti, la morte per Jacopo non è un enigma metafisico che a un certo punto svela il suo segreto. Essa è piuttosto l'abisso del nulla (secondo una delle ipotesi prospettate anche da Werther), oppure una vicenda eterna della materia, secondo la concezione materialista che, come noto, si riaffaccerà nei Sepolcri. 119 Anche Jacopo, certo, è sfiorato dal pensiero dell'aldilà, che non gli si presenta però come trasgressivo fantasma di onnipotenza, ma come superstite paura cristiana del castigo divino. Infine, anche il momento più propriamente vitalistico si ritrova nell'Ortis, ma invece di essere proiettato, come nel Werther, in un'aldilà concepito come potenziamento infinito della propria esistenza fisica e psichica, si contrappone alla morte come vita sensibile su questa terra ? come voluttà di passeggiare fra gli alberi allacciato alla donna amata ? secondo il paradigma del locus amoenus che nella scena della Montagnola contrasta con l'orrore del cimitero. Alla costante insoddisfazione di Werther, che brama spazi infiniti, Jacopo contrappone il piacere dei sensi e la voluttà degli amplessi. E quindi, mentre Werther esulta di avere stretto fra le sue braccia una volta per tutte, e eternamente, la donna che ama, Jacopo piange perché non potrà più baciarla. Quel piacere che in Goethe diventa eterno, in Foscolo è effimero, transeunte, pianto dolorosamente perché si dilegua e non tornerà mai più. A questa prima differenza fra i due romanzi, se ne aggiunge una seconda, non meno importante, e che emerge con evidenza dal confronto fra la seconda, Non t'arde il fuoco delle avvampanti mie labbra? Non ti penetrano, non ti abbrucciano il cuore i miei sospiri di morte? " Cfr Verter II arde ancora sui labbri miei quel sacro fuoco che da' tuoi vi scorse; nuovo calor giojoso ora sta nel mio core, pp.164-171

!. Ma-qual-atroce-delitto-È-questo-mai-di-prevenire-d-'alcuni-giorni-il-gran-momento-che-l-'essere-degli-esseri-prepara-a-tutti-i-mortali, Mi è forza dunque il bere a lunghi, e lenti sorsi l'amaro calice dell'insofribil mia vita? Alzire (1736) a. V, sc. 3) Anche Werther paragona la propria vita a un calice amaro (Verter II, p. 60) ma ricordando evangelicamente (Matteo, XXVI 39) che lo trovò amaro anche Cristo, suggerisce un confronto fra le proprie pene e la " passione " in senso cristiano. Per Jacopo invece, sulle orme di Alzire, la similitudine diventa un argomento in favore del suicidio, un motivo di non bere, appunto, quel calice fino alla feccia. ? Vedi inoltre Ortis 98, Uomo debole! Perché te ne stai qui, timido, irresoluto come un fanciullo che innoltri il mal fermo piede nel bujo della notte? " che adatta Lucrezio, De rerum natura, III, vv. 87-90. A rendere pregnante quest'ultimo accostamento vi è il fatto che il passo di Lucrezio da cui Foscolo ha estratto la sua citazione verte intorno al timore della morte e ai comportamenti irrazionali che ne derivano, pp.202-201

S. Citato-e-versi-celeberrimi and . Sepolcri, Ortis: " E dove, gran Dio, andrà cotesta forza motrice del mio Corpo, de' miei pensieri, del mio cuore? [?] tornerà nella infinita massa degli esseri ad animar la Natura sotto forme novelle?, pp.219-220

D. Sepolcri and I. Natura, non gli cela il proprio stato infelice; gli fa anzi leggere, poco dopo, l'ultima lettera di Teresa La notte successiva (fra il 29 e il 30/6) Jacopo, svegliato da un incubo, corre dall'amico a raccontaglierlo e trova un po' di conforto nelle sue parole pietose (Ortis 98 E quando, la sera dopo, si toglie la vita, è l'amico che si accosta al suo uscio sentendo dei gemiti, grida e poi abbatte la porta nella speranza di poterlo ancora salvare. Morente, Jacopo trova la forza di allungare una mano, di sollevare gli sguardi e di contemplare la faccia della Natura, dando un'ultima prova dell'amore che prova per il creato (p. 238) Nel Werther invece un vicino vede il baleno della polvere e ode lo scoppio, ma non fa attenzione alla cosa. Quando il mattino dopo il servo entra nella sua camera, il padrone è ancora vivo, ma è paralizzato, le cervella gli sono balzate fuori e non dà più alcun segno d'intelligenza. La morte di Jacopo ? pur nella sua suprema passione 'greca' per la luce del sole ? resta per molti versi conforme al modello seicentesco, cristiano, della morte come spettacolo pubblico e edificante, quella di Werther è invece un'agonia tipicamente moderna, scrutata da un impietoso occhio clinico, senza autocoscienza e intima accettazione, La stessa atmosfera di calda solidarietà umana pervade poco dopo la scena del funerale nell'Ortis. I pastori accompagnano piangendo la bara con le fiaccole accese, il vecchio parroco sensibile alle pene degli uomini acconsente a benedire la salma di Jacopo, nonostante si sia suicidato, e gli ultimi risparmi del giovane sventurato sono distribuiti fra i più indigenti, dopo che è stata fatta lettura del suo testamento. Come noto, nessun sacerdote assiste invece al funerale di Werther (Verter II, pp.222-223

. Tu-guglielmo-la-consola, Iddio Signore vi benedica Tutte le cose mie sono in ordine Addio: ci rivedremo più contenti; addio " . A fronte

C. Fa-la-povera-mia-madre and !. Amala-in-mia-vece,-e-le-rasciuga-le-lagrime, Il Signore la consoli, e benedica Ci vedremo Lorenzo, sì, ci vedremo? forse? più contenti. Addio. [?] Madre adorata! non piangere: il tuo figlio era tanto infelice! or ei parte lieto e fortunato. Spargi sovra di me la tua benedizione; mi perdona, e prega Iddio pietoso per l'amato tuo figlio, pp.224-225

A. La and . Di, Werther a Albert e quella di Jacopo a Odoardo si assomigliano: in entrambi i casi il suicida chiede perdono, e esorta il rivale a rendere felice, p.123

. Jacopo-invece-lo-esorta-a-abbandonare-ogni-sospetto-e-gli-ripropone-la, Ah permetti, che sull'orlo della tomba io ti chiami con sì dolce nome " . A questo si aggiunga che l'Odoardo dell'Ortis 98-II è figura più generosa e affettuosa di Albert. Nel suo ultimo messaggio a Jacopo, Teresa racconta che Odoardo si è messo in collera trovando una delle sue lettere; il giorno dopo, però, pentito " de' suoi fieri trasporti

I. Foscolo-di-queste-pagine-giovanili-sembra-credere-ancora and . Rousseau, nella bontà della natura umana e nella comunione spontanea dei cuori sensibili. Infine, anche l'addio di Jacopo alla natura è mutuato dal romanzo tedesco. Scrive Werther: " Gemi, gemi Natura: il figlio tuo, il tuo amico, il tuo amante tocca al suo fine, pp.123-124